Il lungo corso della storia ha modificato tantissime cose nel tempo, sono cambiati usi, costumi, religioni, mestieri, e di ciò fortunatamente esistono tracce, documenti, reperti archeologici che ci aiutano a capire come funzionavano anticamente certe cose; ma cosa si sa sul mestiere della prostituta? In che epoca la donna ha iniziato ad offrire servizi sessuali dietro ricompensa? Dove venivano consumati gli atti sessuali che la prostituta vendeva ai suoi clienti?
Miti e leggende a parte, si sente dire spessissimo che la prostituta è ‘il mestiere più vecchio del mondo’, e se questa espressione è così usata un motivo ci sarà pure; in effetti, come vedremo più avanti, quella di prostituirsi in cambio di denaro è un’attività iniziata intorno al 2400 a.C, se non addirittura prima, poi il tempo ne ha modificato solo le forme, i luoghi, le modalità, ma il succo è sempre lo stesso, le prostitute sono da sempre parte integrante della vita di tutti i giorni, e sarà difficile che un bel giorno possano smettere di esserlo.
Dal primo ‘tempio della prostituzione’ ai ‘postriboli’ greci
Bisogna fare un bel salto indietro nel tempo se si vogliono incontrare tracce su quelle che sono state le prime prostitute della storia, almeno fino al 2400 a.C; sono infatti databili più o meno in quel periodo i primi documenti sumeri in cui si parla della prostituzione come una professione a tutti gli effetti, e vengono descritti anche alcuni luoghi in cui le prostitute lavoravano. Pare che nella città di Uruk, nella Mesopotamia meridionale, ci fosse un palazzo rassomigliante ad una sorta di tempio, dove i sacerdoti sumeri gestivano gli scambi sessuali; Kakum, così era conosciuto il tempio dedicato alla dea Ishtar, protettrice dell’amore e dell’erotismo, accoglieva al suo interno alcune donne divise in tre categorie a seconda della classe sociale.
Nell’antica Grecia dei tempi di Solone invece, le prostitute, proprio come deciso dal celebre politico e giurista ateniese, furono ricoperte di una vera e propria funzione sociale, ovvero quella di dar piacere al popolo; Solone fece istituire in vari quartieri della polis i cosiddetti postriboli, luoghi di piacere nei quali si trovava sempre qualche prostituta disponibile a vendere i suoi servizi in cambio di mezza dracma.
Fornices, stabula, lupanaria, i bordelli dell’antica Roma
A Roma per esempio, le cose funzionavano più o meno allo stesso modo, solo che i ‘luoghi del sesso’ avevano nomi diversi a seconda del loro livello; c’erano locali costituiti da un solo vano dotato di letto detti fornices (termine da cui deriva il verbo ‘fornicare’), ed erano posti frequentati da prostitute di basso ceto sociale, oppure gli stabula (letteralmente ‘stalle’, ‘fienili’) un po’ più grandi ed in genere dotati anche di un piccolo bagno, o ancora i lupanaria, ambienti un po’ più grandi dove magari ci si poteva stare anche in 6 (beati loro!) e scambiare sesso per ore.
Queste tipologie di locali recavano sulla porta d’ingresso un’insegna con il nome della prostituta e del suo tariffario, che in genere partiva da un minimo di un’asse (moneta di bronzo di quell’epoca); i lupanari aprivano i battenti verso il tramonto e restavano attivi tutta la notte, allo stesso modo di locande e bettole che, oltre ad offrire servizi di ristoro ai viandanti, erano anche organizzate con camere e prostitute da poter prendere in affitto per trascorrere la notte.
La prostituzione in Italia oggi
Ovviamente non si possono paragonare le prostitute di un tempo con quelle di oggi, sono troppe le cose che sono cambiate nel mondo del ‘mercato del sesso’, e per certi versi si potrebbe addirittura dire che probabilmente esso era maggiormente controllato nelle antichità; tra l’altro sono intervenuti poi nel tempo diversi fattori a modificare l’evoluzione di questo mestiere, che ha subito l’influenza dei vari periodi storici nei quali esso si è sviluppato.
Non va dimenticato inoltre il lungo periodo di ‘clausura’ imposto dalla Chiesa in età medievale, un’epoca difficile sia per chi esercitava il mestiere di prostituta, sia per chi desiderava usufruire di ‘servizi di sesso a pagamento’; dal Rinascimento in poi è avvenuta invece una sorta di valorizzazione e glorificazione delle donne che vendevano il loro corpo dietro ricompensa, e ciò è testimoniato dalle tantissime opere d’arte che toccano tale tematica, una tematica scottante che oggi fa ancora parlare di se, ma sulla quale restano in sospeso molte questioni di carattere giuridico che sembra siano molto difficili da risolvere.